Caratteristica saliente di Cuneo è la divisione in due zone che segnano, quasi, due città
diverse: la Cuneo "storica" e la Cuneo nuova.
Al centro, linea di confine e fulcro della città, la spaziosissima
Piazza Galimberti che ha
origini relativamente recenti: il primo progetto risale al 1832 ed è opera dell'architetto Grato
Perno. In seguito, intorno al 1870, il progetto originale veniva ampliato e la piazza fu
terminata intorno al 1887 con il nome di Piazza Vittorio Emanuele II. Nel centro della piazza
troviamo il monumento a Giuseppe Barbaroux, ministro di Carlo Alberto ed autore del codice
albertino. La statua è opera dello scultore novarese Giuseppe Dini. La piazza, ampia e armoniosa,
è circondata da palazzi in stile neoclassico, con alti porticati. Sul lato sinistro, guardando

verso Via Roma, si affaccia il
Palazzo Galimberti che ospita una pinacoteca ed il museo, con
ampia mostra documentaria. Dalla terrazza che lo connette al palazzo vicino, il 16 luglio 1943, Duccio Galimberti pronunciò il famoso discorso che segnò l'inizio della Resistenza Cuneese.
Prospicente ad esso, sul lato opposto, il palazzo della prefettura, dall'ampia ed imponente scalinata interna.
Via Roma, già Strada Maestra, nonostante le sue origini medievali, è ampia e spaziosa. Essa
nacque infatti come piazza, destinata al mercato. Date le abbondanti nevicate la piazza fu
circondata da portici sotto i quali si riparavano, d'inverno, venditori e compratori. A mano a
mano i portici si allungarono verso l'estremità di Cuneo, la piazza si trasformò in strada e le abitazioni cominciarono a sorgere lungo di essa.
Partendo da Piazza Galimberti, all'imbocco con Via Roma, ci imbattiamo immediatamente nella
facciata tardo-neoclassica del
Duomo fu iniziato intorno al 1600 ed ultimato solamente nel 1835.

La struttura interna dell'edificio risente ancora delle proporzioni rinascimentali: le quattro
braccia della croce greca si dipartono dal corpo centrale circolare, sormontato da un'ampia
cupola; la linea è spaziosa ed armoniosa, il gioco dei volumi e degli spazi modulato con
equilibrio e misura. Il corpo centrale dell'edificio retto da ampi e possenti pilastri, è opera
dell'architetto Boetto che vi lavorò dal 1657 al 1660; il coro risale alla seconda metà del
Settecento, la cupola e la facciata verranno ultimate nell'Ottocento. L'interno è ricco, arioso,
decorato con gusto e misura. La volta della cupola è impreziosita da affreschi, l'altar maggiore
da dorature. Tuttavia non vi appare l'eccedenza barocca di stucchi ed orpelli. Notevole il coro,
in legno massiccio, dal disegno sobrio ed elegante, risalente alla metà del Settecento. Sulla
sinistra, appena entrati, è conservato in una nicchia un bel battistero gotico in pietra,
sormontato da un pannello a bassorilievo raffigurante il peccato originale. Sul lato destro,
nella seconda cappella laterale, dedicata al S.S. Sacramento, spicca un grande altare barocco, in
marmo nero ed ocra. Si tratta di un barocco felicemente misurato ed elegante. Incastonati in
esso, i settecenteschi quadretti dei Misteri del Rosario e la statua della Madonna col Bambino.
Il pulpito risale al 1668. Al centro, sul coro, una grande icona, opera di Andrea del Pozzo.
Discendento lungo Via Roma, nella laterale Via Cacciatori delle Alpi, troviamo
Palazzo
Audifreddi, attualmente sede della Biblioteca Civica, forse il più bel palazzo cuneese. E' in
cotto rosso cupo, alto ed austero. Tre ordini di finestre dalle robuste inferriate,
simmetricamente disposte rischiarano la facciata in cui si apre il sobrio e massiccio portone.
All'interno un grazioso giardinetto, verde, con una piccola vasca centrale. La forma claustrale
del giardino ha indotto alcuni studiosi a ritenere che, originariamente, il palazzo fosse
edificio religioso, appartenente all'ordine di Francescani e dipendente dal convento di S.
Antonio fuori le mura. In realtà l'edificio fu costruito verso la fine del seicento dal conte
Alessandro Mellano di Fiano e di Monasterolo. Passò poi all'Ospedale di Santa Croce per essere,
infine acquistato, nel 1771, dalla famiglia Audiffreddi che, agli inizi del nostro secolo, lo
donerà al comune.
Poco più avanti, lateralmente, in Via Savigliano, su di un piccolissimo spiazzo sorge la
Chiesa
di S. Chiara: è una chiesa barocca, dalla facciata semplice, a tinte tenui e leggermente
convessa. E' attribuita all'architetto Francesco Gallo ma l'attribuzione lascia ancora perplessi
parecchi studiosi. Attualmente chiusa al pubblico, la chiesa presenta un interno chiarissimo ed
arioso. Le dimensioni modeste, l'equilibrata pianta a croce grega, l'armonia dei volumi e degli
spazi, la ricchezza minutissima e variegata delle decorazioni, degli stucchi e delle lesene ne
fanno una piccola gioia, delicata e graziosa. Gli affreschi sulla volta della cupola,
raffiguranti la glorificazione di S. Chiara, accolta in cielo dalla Trinità, dalla Vergine ed un
coro di Angeli e Santi, sono opera del pittore settecentesco Giancarlo Aliberti e ricordano, per
lo slancio verso l'alto e la luminosità delle tinte, gli affreschi del Correggio.
Ritornando su via Roma, all'altezza del piazzale Audifreddi, troviamo il bianco
Palazzo Barberi
di Branzola, il più antico della città, adorno di portici bassi ed arcuati con capitelli in
pietra grigia a decorazione floreali o arabesche (XIV-XV sec.). si tratta di una delle cose
architettonicamente più interessanti della città. Sulla destra, la
Torre medievale squadrata con
il sottostante ex-palazzo comunale. Ora sede del conservatorio musicale B. Bruni.

A lato la
Chiesa di S. Ambrogio che fu opera dell'architetto Francesco Gallo. La prima chiesa
dedicata a S. Ambrogio fu edificata in Cuneo nel 1290. Abbattuta, fu ricostruita verso la fine
del 1500. L'attuale fu iniziata nel 1703 e terminata, rimanendo fedeli al progetto del Gallo, nel
1880. L'interno è notevole: a croce greca, con un'ampia elissi centrale, diffusamente illuminata
dalle finestre circolari e spaziose allineate lungo la volta, è reso mosso e fluido dall'ardito
svolgimento, volte ad arco, settori conici, pennacchi, fino all'ampia volta ellittica della
cupola. La decorazione pittorica (1765-66) è opera degli artisti cuneesi B. A. Milocco e C.
Bianco. Essa culmina, nell'alta cupola, con l'apoteosi di S. Ambrogio. Il fonte battesimale, in
pietra grigia, risale alla seconda metà del Quattrocento. E' l'unica reliquia della chiesa
originaria.
Proseguendo verso l'estremità del cuneo si incontra l'ex
Palazzo Tornaforte, ora sede del
Vescovado dove viene rappresentata, sulla parete di crociera, una Madonna col Bambino, piccola,
graziosa tela tardo cinquecentesca. Nella seconda cappella laterale a destra, l'altare del Sacro
Cuore, adorno di un grande crocifisso ligneo risalente al 1600, opera dello scultore cuneese A.
Sereno. Notevole l'icona ottocentesca del pittore Giorgis nella cappella di S. Anna. L'altare
maggiore, in marmo pregiato, risalta nella sua monumentale e sontuosa imponenza neoclassica;
pregevole l'organo costruito nel 1872 dai fratelli Lingiardi di Pavia ed ampliato nel 1960.
Usciti dalla chiesa e imboccata sulla destra la piccola via Toselli e si giunge alla piazzetta
dell'omonimo
Teatro Toselli (ex Teatro Civico) il quale fu edificato al principio dell'Ottocento
sull'area di una soppressa chiesa dei Cappuccini. L'edificio è semplice e risente palesemente
delle linee neoclassiche dell'età imperiale. Sorge isolato nella piazzetta ed è di dimensioni
modeste. La linea semplice e piacente dell'edificio è stata messa bene in risalto dalla sapiente
- recente - ridipintura in grigio e bianco, ravvivata dal tocco cromatico delle entrate rosse.
Lateralmente, in un piccolo spiazzo verde, il monumento a Giovanni Toselli, il grande attore
cuneese dell'Ottocento.
Proseguendo, incontriamo la gemma monumentale della città: la bella ed antica
Chiesa di S.
Francesco terminata nel 1481. La chiesa è in stile gotico, ma si tratta di un gotico particolare,

cresciuto senza orpelli e barocchismi in valli ove l'architettura romanica era stata predominante
per secoli. Del romanico essa conserva tutta la linearità, la sobrietà, la forza. Gotico è il
movimento della facciata, a tre punte che si slanciano acute verso l'alto, gotici i pennacchi
puntuti della facciata, gotiche le lunghe e strette monofore dell'abside, gotico, infine, il
portale dell'arco acuminato, riccamente adorno di fregi stilizzati. L'interno della chiesa è
spaziosissimo con ampie arcate e volte a sesto acuto, ampliato lateralmente, sulla destra, da tre
cappelle barocche aggiunte in epoca più tarda. Purtroppo l'interno della chiesa è stato
gravemente danneggiato dalla incuria o, per meglio dire, dalla noncuranza nei confronti del
prezioso edificio. La chiesa, infatti, fu trasformata, nell'Ottocento, in deposito militare.
Malamente intonacata, bistrattata in tutti i modi, rimase tale fino ad una decina di anni fa,
quando il comune decise di ripristinarla a miglior uso. Soggetto di un amoroso lavorio di
restauro, la chiesa è oggi sede di mostre. Un fitto intonaco bianco copre tuttavia buona parte
delle pareti ed i danni causati dalla incuria subita sembrano, in alcuni casi irrimediabili.
Nella navata centrale si può notare un bell'affresco quattrocentesco, raffigurante Gesù Cristo
che risorge dal Sepolcro, nell'abside sinistra una ricca decorazione in falso stucco (mattone
imbiancato) a motivi floreali ed immaginosi, di epoca cinquecentesca. Sulla parete laterale di
sinistra spicca l'affresco (ancora in fase di restauro) di una Madonna con Bambino, molto
probabilmente databile intorno al XVI secolo. Si incontrano poi, procedendo verso l'altare,
numerosi resti della chiesa quattro-cinquecentesca. Si tratta infatti del lato dell'edificio che
meno ha risentito dei successivi rimaneggiamenti. Troviamo una nicchia quattrocentesca con
Angeli, una colonnina dal capitello riccamente decorato e colonnine in mattone rosso incorniciate
nell'intonaco. Nel complesso, tuttavia, la chiesa conserva intatto il sapore di monumentale,
ariosissima struttura gotica e beneficia della luminosità di numerose finestre. Sulla parte
laterale sinistra si apre una porticina che immette nel chiostro francescano. Armonioso, con
esili colonne dai capitelli di buon gusto, un piccolo giardinetto centrale, è uno spazio
equilibrato e raccolto, recentemente restaurato ed imbiancato. Sulla porticina di accesso alla
chiesa troviamo un affresco, in buono stato di conservazione, raffigurante due angeli che
sorreggono un medaglione. I colori sono chiari e freschissimi. Nel chiostro è stato recentemente
sistemato il Museo Civico che accoglie un'ampia collezione di reperti: dall'epoca romana fino
all'Ottocento. In una saletta laterale, liberamente accessibile dal chiostro, è da rilevare uno
splendido camino settecentesco, proveniente dalla Val Varaita, con alari di pietra grigia
scolpiti in forme rozze e mostruose, molto espressive, vere e proprie cariatidi montanare.
Proseguendo in Via Mondovì troviamo la
Sinagoga ebraica: un piccolo edificio grigio, di struttura
molto semplice, incastonato fra le altre case. E' stato interamente ristrutturato alla fine del
secolo scorso. Conserva all'interno una bellissima Arca Santa (Aron) in stile barocco veneziano.
Dal 1931 la Sinagoga appartiene alla Comunità Istraelitica di Torino.
L'edificio più notevole in Cuneo nuova è la
Chiesa del Sacro Cuore fu costruita verso la fine del

secolo scorso, tra il 1893 e il 1895, in un'area che era all'epoca di prati e di orti, la chiesa
è un tipico edificio in stile falso gotico,, uno stile "medioevaleggiante" che riscuoteva molto
successo in quegli anni. Ne fu artefice l'ingegner Carlo Ponzo. L'edificio è in pietra grigia,
piuttosto ampio, diviso in tre navate, cui corrisponde anteriormente la triplice suddivisione
della facciata terminante in pinnacoli puntuti. L'ingresso è evidenziato da un piccolo
baldacchino, retto da colonnine sottilmente ritorte e sostenute da due leoni in pietra grigia.
Pochi scalini adducono al portale d'accesso incorniciato, secondo il gusto dello stile prescelto,
da un'arcata impreziosita da piccoli motivi decorativi. Curioso ed interessante il campanile,
alto, snello, arricchito da fregi, piccoli motivi architettonici, merli e decori e terminante in
un acuto pinnacolo che sorregge la statua del Sacro Cuore, in bronzo dorato, opera di L. Del Bo
di Milano. Di questo campanile risultano curiosi e gradevoli i colori: cotto rosso e toni grigi
che si intrecciano, bene armonizzati, con gli azuleyos variopinti che vi segnano una trama
pittoresca. D'obbligo, sia nel corpo dell'edificio, sia nel campanile, le bifore a sesto acuto.
All'interno la navata centrale è articolata in spaziose campate, rette da pilastri che terminano
in archi a tutto sesto. Nelle due navate laterali si aprono quattro altari e due piccole nicchie
per i confessionali. L'absite è alta ed imponente, alleggerita da tre archi a sesto acuto che la
connettono al presbiterio.
Una curiosità monumentale della Cuneo nuova è costituita dal
Faro della stazione, opera
dell'ingegnere Cesare Vinaj, costruito nel 1937. Lo stelo è altissimo, terminante in un gigantesco riflettore ottagonale. Ai piedi fa da
cespite alla gigantesca colonna un'ampia vasca, rigorosamente geometrica, in cemento. Dalla vasca
zampilla verso l'alto una ricca massa d'acqua che gelandosi d'inverno in una enorme fontana di
neve costituisce una delle immagini più tipiche della città. Due grandi cubi di cemento,
sormontati da una palla, completano ai lati della vasca la rigorosa linea geometrica
dell'insieme.
Al principio del viale degli Angeli, sul lato sinistro troviamo il verde
Parco della Resistenza

che declina dall'altipiano giù verso il Gesso. Il parco ospita il monumento alla Resistenza
italiana, opera di Umberto Mastroianni, viene ospitato nel verde Parco omonimo.
Si tratta di
un'imponente figurazione in cemento sostenuta da un fitto reticolato di sbarre di bronzo. Arte
astratta, segno dei tempi. Il monumento fu inaugurato il 7 settembre 1969. La forma della
costruzione può essere interpretata nel senso di una deflagrazione, lo scoppio di una bomba che
si espande frastornante e terribile. Tuttavia i criteri che hanno guidato alla figurazione sono
stati di commemorazione simbolica, di realizzazione di una forma e di un'opera che si inserisce
in una nuova prospettiva ideale di spazi, evocando attraverso il colore grigio del materiale e la
violenza espressionistica della figura aggrovigliata, puntuta, quasi lancinante fra la fitta e
impassibile "grata" di bronzo che la sorregge, il sentimento e il ricordo della violenza
mostruosa della guerra.
Il
Santuario della Madonna degli Angeli sorge al termine del viale, e gode di una panoramica
veduta sulle Alpi. Esso risale ai principi del 1400. In seguito venne ampliato, con la
costruzione dell'annesso convento francescano. Restaurato nel diciottesimo secolo presente ancora
oggi la fisionomia semplice e lineare della pieve di campagna settecentesca. l'edificio ha sagoma
tripartita, con la navata centrale maggiore rispetto alle due laterali. Un piccolo porticato
rettangolare ad arcate rotonde delimita l'ingresso principale. L'interno è spazioso e molto
articolato. L'altare maggiore colpisce immediatamente l'occhio di chi entra. Eseguito su un
disegno dello Juvarra culmina in un maestoso baldacchino marmoreo dalle linee morbide e mosse che
accoglie e protegge il gruppo ligneo della Vergine assunta in cielo dagli Angeli. Si tratta di un
complesso di virtuosismo barocco, spettacolare e dinamico. Ai due lati dell'altare sono posti due
scudi marmorei raffiguranti lo stemma dei conti Caisotti che finanziarono i restauri del
Santuario nel 1700. A destra dell'altare si trova la cappella del Beato Angelo Carletti da
Chivasso, eretta tra il 1697 e il 1699, racchiusa in una grata di ferro. In essa sono conservate
le spoglie del Beato. Nella laterale cappella dell'Immacolata Concezione è conservato invece il
mausoleo della famiglia Galimberti. L'affrescatura della cupola risale al diciottesimo secolo e
culmina con la raffigurazione della Vergine assunta in cielo. Ai lati i santi Bernardino, Ludovico, Giovanni da Capestrano e Sant'Antonio da Padova. Tutta la rimanente affrescatura è
invece di epoca assai recente, risalendo ai primi del nostro secolo. Dalla sacrestia si accede al
convento tramite un corridoio ove si possono ammirare delle interessanti lunette affrescate
rappresentanti miracoli compiuti dal Beato Angelo.
Un altro Santuario cuneese è quello della
Madonna della Riva sorse in epoca piuttosto lontana,
intorno al quindicesimo secolo, sul luogo dove sgorgava una fontana d'acqua purissima cui
venivano attribuite virtù portentose. Della fonte originaria oggi praticamente non è rimasta più
traccia essendosi probabilmente esaurita o contaminata con quella della Stura, la falda acquifera
da cui zampillava. Dopo alterne vicende, nel diciassettesimo secolo, l'edificio passò all'ordine
dei Cappuccini, venne ingrandito, ristrutturato e si trasformò in Santuario. Completamente
distrutto durante l'assedio del 1799, il Santuario veniva ricostruito nel 1835. La facciata della
chiesa è semplice e lineare, tripartita rettangolarmente in senso verticale ed adorna di un
frontone molto semplice che si articola nel blocco centrale, sopra il portale d'ingresso, in un
timpano triangolare di gusto neoclassico, sorretto - in senso figurativo - da quattro lesene
incastonate nel muro. Sul tetto, una serie di piccole cupole simmetriche poste su base ottagonale
conferisce sapore vagamente esotico all'edificio. All'interno la navata centrale è molto più buia
rispetto a quelle laterali ed è racchiusa tra spesse inferriate. Sopra l'altare maggiore è posto
l'antico quadro della Vergine, raffigurata in atto di allattare il piccolo Bambino Gesù:
l'immagine miracolosa, venerata nel Santuario.