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STORIA E CULTURA
Mappa storica Cuneo nasce intorno al 1198 come villa, libero comune: una nascita che avviene all'insegna delle forze nuove, popolari e borghesi, contro l'oppressiva restrizione del sistema feudale. Il luogo prescelto per la nuova villa è significativo: su di un altipiano, alla confluenza di dei fiumi, il Gesso e la Stura; è un rifugio sicuro, facilmente difendibile.
Appena sorta, verso i primi del Duecento, la villa è distrutta da una coalizione feudale capeggiata dai marchesi di Saluzzo, i più potenti signori del circondario. I profughi si rifugiano presso l'abate di Pedona, guelfo ed ostile al marchese e nel 1210 la città è riedificata, con statuti e rettori propri. E' intervenuta in aiuto dei cuneesi anche la lontana città di Milano; la prima chiesa di Sant'Ambrogio è il segno della gratitudine per l'aiuto ricevuto. La città è nuovamente libera ed indipendente. Tuttavia, nel 1259 Cuneo riconosce solennemente a Pignons (Var) in Carlo I d'Angiò il proprio signore. Il libero comune, nato da una tenace ribellione alle forze feudali, si è consegnato spontaneamente nelle mani di un nuovo e potente padrone in quanto la situazione dei giovani comuni - Cuneo, Bra, Alba e Fossano - è estremamente precaria: circondati per ogni dove da potenti nemici, sono troppo deboli per poter lottare da soli.
L'esempio cuneese sarà ben presto seguito dagli altri.
Nonostante il prolungato predominio angioino, durato centoventi anni, in quei due secoli travagliati la sorte della città è tutt'altro che stabile. Dopo la battaglia di Roccavione (1281), per un breve periodo di tempo, fino al 1305, Cuneo torna nelle mani dei marchesi di Saluzzo.
Tommaso I ed il suo successore, Manfredi IV, edificheranno nel nuovo dominio un castello - fortezza quadrato, cinto di torri e di fossati, oggi distrutto. Ed ecco nuovamente gli Angiò, poi nel 1348 i Visconti di Milano, nel 1356 i marchesi di Saluzzo, ancora gli Angiò, nuovamente i Visconti finché, nel 1367, Cuneo ritorna definitivamente angioina. La dominazione angioina era ben vista dalla città. Gli Angiò avevano rispettato ampiamente la sua libertà - Cuneo pubblica i propri statuti, conia moneta ed il rappresentante angioino opera nel pieno rispetto delle decisioni del consiglio comunale - e l'avevano eletta capitale del proprio dominio piemontese.
Ma nel 1373 le cose non sono più le stesse: le debolezze e la dissolutezza della corrotta regina Giovanna hanno fiaccato la dinastia ed anche Cuneo risente della fragilità dei suoi signori. Nel castello si avvicendano compagnie di ventura italiane, tedesche, svizzere ed inglesi col triste e noto seguito di ruberie, soprusi e distruzioni.
Tuttavia Cuneo fu l'ultima città ad abbandonare gli Angiò: solo quando Luigi d'Angiò, figlio adottivo del re Carlo di Francia e della regina Giovanna, era pronto a cedere ad Amedeo VI di Savoia, il celebre Conte Verde, i diritti sulle terre angioine in Piemonte. In cambio, il Conte Verde lo avrebbe aiutato nella riconquista del regno di Sicilia. Anticipando la mossa angioina, il 10 aprile 1382 Cuneo inviava i propri rappresentanti a Rivoli e faceva atto di dedizione ai Savoia.
A Rivoli la città ottenne il riconoscimento definitivo della propria giurisdizione sulle valli Stura, Grana, Gesso, Vermenagna e sulle città di Busca, Centallo e Boves, che avevano costituito il suo territorio, giuridicamente riconosciuto, al tempo della prima dominazione angioina.
Tra gli anni 1380/82, vale a dire all'epoca della dedizione ai Savoia, avviene la redazione definitiva degli Statuti cuneesi: segno che la vita della città nel passaggio da libero comune al dominio angioino dapprima e sabaudo poi, è mutata di poco: cambierà radicalmente con l'affacciarsi dei tempi nuovi, tra Cinquecento e Seicento quando lo stato sabaudo si adeguerà sempre più al modello dei grandi stati assoluti che lo circondavano.
Gli statuti cuneesi sono costituiti da cinque libri o collationes.
Meridiana Nel Cinquecento, con l'avvicendarsi delle turbolenti avventure politiche europee, delle guerre tra Francesi, Spagnoli, Sabaudi e Milanesi e gli stessi piccoli signori locali - i marchesi di Saluzzo e del Monferrato - schierati or dall'una or dall'altra parte, Cuneo, nodo cruciale del dominio sabaudo tra Chambery e Torino è ben presto coinvolta. Ha inizio cosi' la lunga odissea della città dei sette assedi, teatro e centro di scontri non suoi.
Il primo assedio è del 1516: gli Svizzeri del cardinale di Sion sono respinti.
Il secondo, capitanato dall'Annebauld, è del 1542: la città resiste ma, dopo la battaglia di Ceresole, l'intero Piemonte cade in mano ai Francesi. E' uno dei periodi più tristi della storia cuneese: guerre, fame, carestie desolano città e campagne. Cuneo però rimane fedele ai Savoia e con poche altre città organizza la resistenza ai Francesi.
Il terzo assedio avviene nel maggio del 1557: gloriosissimo assedio dove il sire di Brissac stringe la città ma la resistenza è feroce, i cittadini - uomini e donne - si trasformano in soldati; si preparano i cannoni e si resiste a qualsiasi costo: dopo 50 giorni le mura sono distrutte ma la città è salva.
Il quarto assedio avviene nel 1639: dopo la morte di Vittorio Amedeo I di Savoia, la moglie Maria Cristina di Francia prende la reggenza che viene subito rivendicata dai due fratelli del defunto: i principi Maurizio e Tommaso. Cuneo, timorosa di un ripristinato predominio francese, prende le parti dei due principi. Il principe Maurizio si rifugia nella città. L'assedio fu nuovamente durissimo e Cuneo, isolata completamente, fu persino costretta a coniare moneta.
Il quinto assedio nel 1691 fu nuovamente ad opera dei Francesi.
Il sesto assedio nel 1744: le sorti dei Savoia sono legate alla casa d'Austria che con un esercito guidato dal generale tedesco Leutrum chiude la città: quest'ultima resiste e in ricordo della vittoria ottenuta, nel 1749 viene iniziato il Viale degli Angeli.
Il settimo ed ultimo assedio avviene nel novembre del 1799: dopo la partenza di Bonaparte per l'Egitto, le truppe bonapartiste si adunarono a Cuneo - luogo strategicamente più forte per la difesa dagli austro-russi, i quali però ebbero la meglio ed i francesi dovettero abbandonare la città e battere in ritirata.
Bonaparte, di ritorno dall'Egitto, sconfigge nel 1800 gli eserciti austro-russi e vi si ristabilisce.
Nel 1814 Napoleone cadeva: i Francesi lasciavano il Piemonte e Cuneo ritornava sabauda sotto re Vittorio Emanuele I.
Con l'avvento della Restaurazione nel 1817 la città realizzava uno dei suoi sogni più antichi: l'istituzione della diocesi.
La Restaurazione non fu sentita dai cuneesi come un momento di regressione: la città, al contrario, era molto legata ai Savoia e vide il ritorno della dominazione sabauda come una liberazione dallo straniero, una riconquistata libertà.
Sotto Carlo Alberto sarà proprio un cuneese, Giuseppe Barbaroux, uomo politico di tendenze estremamente moderate, ad approntare il codice civile albertino.
Nel 1859 la città è eletta capoluogo dell'attuale provincia e nel 1882 fa il suo ingresso in parlamento un dronerese: Giovanni Giolitti. Cuneo vive un'esistenza provinciale e tranquilla per tutto l'Ottocento, sino ai primi del Novecento.
Il primo, ma soprattutto il secondo conflitto mondiale la vedranno nuovamente tragica protagonista.

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